…la poesia è poco praticata dalla grande editoria, i poeti
lanciati dai grandi editori negli ultimi anni si possono contare sulle dita di
una mano; la poesia non dà quattrini e i lettori sono pochi.
In Italia esistono decine di migliaia di persone che scrivono poesie (e le loro raccolte spesso sono pubblicate da migliaia di piccoli editori), nel contempo i lettori di poesia sono ben pochi. Se ogni persona che scrive poesie leggesse un po’ di poesie di altri poeti ci sarebbe un boom editoriale per la poesia. C’è una forma di auto ascolto e di richiesta di ascolto, ma manca l’ascolto. Siamo alla dannazione della parola; ci si innamora della propria parola, la si pronuncia, la si alza, ma non si crede nella parola; la poesia, basandosi essenzialmente sulla parola, paga il prezzo più alto di questo discredito.(f.z.)
In Italia esistono decine di migliaia di persone che scrivono poesie (e le loro raccolte spesso sono pubblicate da migliaia di piccoli editori), nel contempo i lettori di poesia sono ben pochi. Se ogni persona che scrive poesie leggesse un po’ di poesie di altri poeti ci sarebbe un boom editoriale per la poesia. C’è una forma di auto ascolto e di richiesta di ascolto, ma manca l’ascolto. Siamo alla dannazione della parola; ci si innamora della propria parola, la si pronuncia, la si alza, ma non si crede nella parola; la poesia, basandosi essenzialmente sulla parola, paga il prezzo più alto di questo discredito.(f.z.)
Su questo argomento si riportano i
link del dibattito dell’Aprile 2015 sulla rivista Lunario nuovo:
il provocatorio intervento iniziale
L’intervento del poeta
Vittorio Stringi, e i successivi interventi
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