Sono i miei giorni di
questa primavera,
eccomi con i miei
colori,
ora tenui,
ora intensi.
Vi cingerò in assedio,
assalterò i vostri grigi pali
e le vostre case.
Vi farò scorgere
tutte le possibili intonazioni del viola,
vi farò pensare,
per
qualche giorno,
che l’anima ha un suo profumo
e che la si può colorare.
(passeggiata tra i glicini - Monza 6 aprile 2014)
su suggerimento del commento di Sarì aggiungo a questo post la poesia di Pasolini, che guarda all'assalto del glicine e alla sua natura di uomo .... (f.z.)
e che la si può colorare.
(passeggiata tra i glicini - Monza 6 aprile 2014)
su suggerimento del commento di Sarì aggiungo a questo post la poesia di Pasolini, che guarda all'assalto del glicine e alla sua natura di uomo .... (f.z.)
IL GLICINE
di Pier Paolo Pasolini
... e intanto era aprile,
e il glicine era qui, a rifiorire.
. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .
Prepotente, feroce
rinasci, e di colpo, in una notte, copri
un intera parete appena alzata, il muro
principesco di un ocra
screpolato al nuovo sole che lo cuoce ...
E basti tu, col tuo profumo, oscuro,
caduco rampicante, a farmi puro
di storia come un verme, come un monaco:
e non lo voglio, mi rivolto – arido
nella mia nuova rabbia,
a puntellare lo scrostato intonaco
del mio nuovo edificio.
. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .
Tu che brutale ritorni,
non ringiovanito, ma addirittura rinato,
furia della natura, dolcissima,
mi stronchi uomo già stroncato
da una serie di miserabili giorni,
ti sporgi sopra i miei riaperti abissi,
profumi vergine sul mio eclissi,
antica sensualità . . . . . . . . .
da “La religione del mio tempo”
Garzanti 1961
di Pier Paolo Pasolini
... e intanto era aprile,
e il glicine era qui, a rifiorire.
. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .
Prepotente, feroce
rinasci, e di colpo, in una notte, copri
un intera parete appena alzata, il muro
principesco di un ocra
screpolato al nuovo sole che lo cuoce ...
E basti tu, col tuo profumo, oscuro,
caduco rampicante, a farmi puro
di storia come un verme, come un monaco:
e non lo voglio, mi rivolto – arido
nella mia nuova rabbia,
a puntellare lo scrostato intonaco
del mio nuovo edificio.
. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .
Tu che brutale ritorni,
non ringiovanito, ma addirittura rinato,
furia della natura, dolcissima,
mi stronchi uomo già stroncato
da una serie di miserabili giorni,
ti sporgi sopra i miei riaperti abissi,
profumi vergine sul mio eclissi,
antica sensualità . . . . . . . . .
da “La religione del mio tempo”
Garzanti 1961
Un dolce invadente questo tuo glicine... forte ma delicato. I tuoi versi mi han fatto ricordare quelli di Pasolini che parla del glicine in ben altro modo... "tu che brutale ritorni non ringiovanito ma addirittura rinato" ... come se noi non potessimo fare altrettanto, risorgendo da/in noi.
RispondiEliminaRaccogliendo il tuo suggerimento ho inserito nel post la poesia di Pasolini. Con la mia macchina fotografica domenica 6 aprile, un po’ pazzamente, volevo essere io stesso il glicine; ma ahimè, la poesia intensa e struggente di Pasolini, che mi hai indicato, mi ricorda giustamente che sono solo un uomo che invecchia, posso solo osservare la rinascita della primavera, posso solo “desiderare la resurrezione”. Nel “mistero” di questo “desiderio di resurrezione” ti auguro buona prossima Pasqua.
EliminaLe tue foto sono molto belle, ariose, e la tua voglia di andare a fotografare il "me stesso nel glicine" ti smentisce: la primavera è in te.
EliminaCredo che ogni persona possa rinascere a nuovo, a "primavera", peccato che la stagione, così come è per il calendario, non possa durare. Questo, che parre un limite, rende però possibile il desiderio di rinascita che è un dono straordinario.
Pasolini è stata una persona straziata ed ha saputo ben descrivere i suoi tormenti scarnificando ogni parte di sè e della società... fino a vederne il sangue. Non è da invidiare.
Grazie per gli auguri che ricambio volentieri: Buona Pasqua!
E grazie per il bel colloquio attivo che sai stabilire con i tuoi lettori.
Ciao.