SUGLI
INCONTRI DEI POETI DELL’ARIETE –
Arpa eolica ospita l’editoriale di Luigi
Giurdanella
Da: “I POETI DELL’ARIETE NEWS” n° 125 novembre
2016
Immagine – foto
di un incontro dei Poeti dell’Ariete al Gran Caffè del Foro di Milano
Liberare le nostre emozioni attraverso la
poesia e l’arte è un’altra delle caratteristiche dei nostri incontri di poesia.
Sono sempre di più i poeti partecipanti ai nostri incontri, che aggiungono un contributo pittorico al tema assegnato. Infatti, fin dall’ incontro d’ apertura di quest’anno, il 19 ottobre 2016, abbiamo avuto il piacere di ammirare bellissime opere artistiche.
Facendo un rapido excursus su questa peculiarità, è gioco forza citare per prima la carissima Maria Grazia Messa, pittrice affermata, che è da considerarsi la capostipite. Fin dalla sua prima partecipazione agli incontri di lettura libera di poesia (e sono più di vent’anni), ha sempre portato una o più opere pittoriche, riferite o riportabili al tema assegnato. Maria Grazia, per la sua pittura ad olio, di genere figurativo concettuale, si serve della tecnica a spatola, acquisendo negli anni uno stile personale e originalissimo. Seguendo l’esempio di Maria Grazia, abbiamo avuto altri poeti che oltre alla poesia, hanno presentato opere artistiche, anche se non con la costanza ed assiduità di Maria Grazia. Come Maria Elena Mejani, che pratica la pittura da sempre, ma solo ultimamente ha portato dei quadri. La sua è una pittura sperimentale, socialmente impegnata e passionale. Desidero ricordare Gabriella Lodi, anche se porta le sue opere saltuariamente: Gabriella è un’eccellente acquarellista, osserva e studia la natura con sicurezza e tanta poesia. E ancora, Claudia Vigo un paio di volte ha portato i suoi lavori artistici che si possono definire originali poetici assemblaggi, Qualche volta anche Antonietta di Seclì ci ha fatto apprezzare la sua pittura espressiva e affabulatrice; Giuseppe Quagliata, da qualche tempo, porta i suoi quadri con soggetti ricavati da foto o altro. Mi fermo qui perché l’elenco sarebbe lungo. Bisogna, però sottolineare che ai nostri incontri da sempre hanno preso parte pittori di chiara fama di varie tendenze e stili. Così negli anni abbiamo avuto il piacere di ospitare: Roberto Plevano, Giambattista Pedrazzini, Gianfranco Testagrossa, solo per fare alcuni nomi. Questi artisti sono venuti non per recitare i propri versi (pur sapendo che alcuni di loro scrivono poesie), ma semplicemente per il piacere di stare con noi, ascoltare le nostre poesie, confrontarsi. Alcuni hanno fatto degli interventi mirati, raccontando della loro esperienza di artisti d’oggi, esprimendo la loro idea su arte e poesia, contribuendo così all’apertura mentale e all’accrescimento culturale di noi tutti. Alla luce di quanto detto, volevo fare un po’ di storia del rapporto che è sempre esistito tra artisti e poeti. Senza andare troppo lontano, come all’epoca quando Lorenzo il Magnifico, Michelangelo, Leonardo frequentavano a Firenze i Giardini di San Marco, una sorta di prima Accademia. In anni più vicino a noi, bar e ristoranti hanno fatto da “Accademia” per molti artisti e poeti. A fine ottocento, per esempio, a Parigi, pittori come: Eduard Manet, Auguste Renoir, Cloud Monet, e poeti come Paul Verlaine, Artthur Rimbaud, Jean Alcard, recitavano i propri versi, e si eccitavano per quelli di Baudelaire, considerato loro maestro, discutendo d’arte e poesia, riuniti attorno a un tavolo, di un bar-ristorante. Il tutto documentato puntualmente, in vari quadri, dal pittore Henri Fantin-Latour (1836-1904), considerato il pittore dei poeti e dei pittori. Qui a Milano, quasi contemporaneamente, un gruppo di giovani, di ogni ceto sociale, ma pieni d’ingegno e di idee innovative, bazzicavano attorno ai giardini di Porta Venezia: tra via Vivaio e Corso Monforte e si ritrovavano nell’osteria del “Polpetta” lì vicina, dove mangiavano con pochi soldi e discutevano del modo nuovo di far arte e poesia. Questi giovani hanno dato vita alla Scapigliatura! (così soprannominato dal loro biografo ufficiale Cletto Arrighi). Tra gli scapigliati si annoverano i pittori: Tranquillo Cremona, Daniele Ranzoni, Giuseppe Grandi, Federico Zandomenichi, e i poeti: Arrigo Boito, Giovanni Camerana, Carlo Dossi e Emilio Praga poeta e pittore. Anche Giacomo Puccini mosse i primi passi all’interno della scapigliatura. Più vicino a noi, diciamo appena ieri, sempre a Milano, in via Brera, c’era (e c’è ancora oggi) il famoso bar Jamaica, frequentato da poeti di grande fama come Giuseppe Ungaretti, Salvatore Quasimodo, Eugenio Montale, Nanni Balestrini, e artisti come Lucio Fontana, Piero Manzoni, Massimo Campigli, Alberto Burri, e da tanti intellettuali, che hanno stravolto la storia dell’arte, e della letteratura. Attorno a quel bar si creò un clima innovativo irripetibile che contribuì a fare di Milano una delle capitale della cultura. E a proposito di “Bar-Accademie”, voglio ricordare ancora che i dadaisti si ritrovavano al Caffè Voltaire di Zurigo, e i poeti della Beat Generation, recitavano le loro poesie nei Bar dei bassifondi di San Francisco. Anche noi, “Poeti dell’Ariete”, recitiamo poesie in un Bar: “Il Gran Caffè al Foro”(sempre grati per l’ospitalità). E’chiaro che non osiamo fare paragoni con gli esempi storici riportati , ma con un pizzico di lucida e bonaria follia, vorrei far notare come arte e poesia possono convivere e confrontarsi, anche nell’ambito del “Nostro Bar”.
Sono sempre di più i poeti partecipanti ai nostri incontri, che aggiungono un contributo pittorico al tema assegnato. Infatti, fin dall’ incontro d’ apertura di quest’anno, il 19 ottobre 2016, abbiamo avuto il piacere di ammirare bellissime opere artistiche.
Facendo un rapido excursus su questa peculiarità, è gioco forza citare per prima la carissima Maria Grazia Messa, pittrice affermata, che è da considerarsi la capostipite. Fin dalla sua prima partecipazione agli incontri di lettura libera di poesia (e sono più di vent’anni), ha sempre portato una o più opere pittoriche, riferite o riportabili al tema assegnato. Maria Grazia, per la sua pittura ad olio, di genere figurativo concettuale, si serve della tecnica a spatola, acquisendo negli anni uno stile personale e originalissimo. Seguendo l’esempio di Maria Grazia, abbiamo avuto altri poeti che oltre alla poesia, hanno presentato opere artistiche, anche se non con la costanza ed assiduità di Maria Grazia. Come Maria Elena Mejani, che pratica la pittura da sempre, ma solo ultimamente ha portato dei quadri. La sua è una pittura sperimentale, socialmente impegnata e passionale. Desidero ricordare Gabriella Lodi, anche se porta le sue opere saltuariamente: Gabriella è un’eccellente acquarellista, osserva e studia la natura con sicurezza e tanta poesia. E ancora, Claudia Vigo un paio di volte ha portato i suoi lavori artistici che si possono definire originali poetici assemblaggi, Qualche volta anche Antonietta di Seclì ci ha fatto apprezzare la sua pittura espressiva e affabulatrice; Giuseppe Quagliata, da qualche tempo, porta i suoi quadri con soggetti ricavati da foto o altro. Mi fermo qui perché l’elenco sarebbe lungo. Bisogna, però sottolineare che ai nostri incontri da sempre hanno preso parte pittori di chiara fama di varie tendenze e stili. Così negli anni abbiamo avuto il piacere di ospitare: Roberto Plevano, Giambattista Pedrazzini, Gianfranco Testagrossa, solo per fare alcuni nomi. Questi artisti sono venuti non per recitare i propri versi (pur sapendo che alcuni di loro scrivono poesie), ma semplicemente per il piacere di stare con noi, ascoltare le nostre poesie, confrontarsi. Alcuni hanno fatto degli interventi mirati, raccontando della loro esperienza di artisti d’oggi, esprimendo la loro idea su arte e poesia, contribuendo così all’apertura mentale e all’accrescimento culturale di noi tutti. Alla luce di quanto detto, volevo fare un po’ di storia del rapporto che è sempre esistito tra artisti e poeti. Senza andare troppo lontano, come all’epoca quando Lorenzo il Magnifico, Michelangelo, Leonardo frequentavano a Firenze i Giardini di San Marco, una sorta di prima Accademia. In anni più vicino a noi, bar e ristoranti hanno fatto da “Accademia” per molti artisti e poeti. A fine ottocento, per esempio, a Parigi, pittori come: Eduard Manet, Auguste Renoir, Cloud Monet, e poeti come Paul Verlaine, Artthur Rimbaud, Jean Alcard, recitavano i propri versi, e si eccitavano per quelli di Baudelaire, considerato loro maestro, discutendo d’arte e poesia, riuniti attorno a un tavolo, di un bar-ristorante. Il tutto documentato puntualmente, in vari quadri, dal pittore Henri Fantin-Latour (1836-1904), considerato il pittore dei poeti e dei pittori. Qui a Milano, quasi contemporaneamente, un gruppo di giovani, di ogni ceto sociale, ma pieni d’ingegno e di idee innovative, bazzicavano attorno ai giardini di Porta Venezia: tra via Vivaio e Corso Monforte e si ritrovavano nell’osteria del “Polpetta” lì vicina, dove mangiavano con pochi soldi e discutevano del modo nuovo di far arte e poesia. Questi giovani hanno dato vita alla Scapigliatura! (così soprannominato dal loro biografo ufficiale Cletto Arrighi). Tra gli scapigliati si annoverano i pittori: Tranquillo Cremona, Daniele Ranzoni, Giuseppe Grandi, Federico Zandomenichi, e i poeti: Arrigo Boito, Giovanni Camerana, Carlo Dossi e Emilio Praga poeta e pittore. Anche Giacomo Puccini mosse i primi passi all’interno della scapigliatura. Più vicino a noi, diciamo appena ieri, sempre a Milano, in via Brera, c’era (e c’è ancora oggi) il famoso bar Jamaica, frequentato da poeti di grande fama come Giuseppe Ungaretti, Salvatore Quasimodo, Eugenio Montale, Nanni Balestrini, e artisti come Lucio Fontana, Piero Manzoni, Massimo Campigli, Alberto Burri, e da tanti intellettuali, che hanno stravolto la storia dell’arte, e della letteratura. Attorno a quel bar si creò un clima innovativo irripetibile che contribuì a fare di Milano una delle capitale della cultura. E a proposito di “Bar-Accademie”, voglio ricordare ancora che i dadaisti si ritrovavano al Caffè Voltaire di Zurigo, e i poeti della Beat Generation, recitavano le loro poesie nei Bar dei bassifondi di San Francisco. Anche noi, “Poeti dell’Ariete”, recitiamo poesie in un Bar: “Il Gran Caffè al Foro”(sempre grati per l’ospitalità). E’chiaro che non osiamo fare paragoni con gli esempi storici riportati , ma con un pizzico di lucida e bonaria follia, vorrei far notare come arte e poesia possono convivere e confrontarsi, anche nell’ambito del “Nostro Bar”.
Luigi
Giurdanella
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post inserito il 22/11/2016
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